Visto di fronte

06.02.2023

E la tramoggia ruotava

nella parte destra del mulino

mentre scomparivi nell'ovale lattiginoso

Dell'alba marzolina.

Riusciamo ancora a centellinare

Le nostre ossa sui talenti d'oro

E forzare il Karma come ladri del destino.

Abbiamo lasciato che le nostre cellule

Grippassero come motori di falcia erba

Impazziti.

Saliva dal fango il solco del tuo passo

Inviluppato nello stupore

Dei racconti della madre morente,

di quando sull'uscio di noce

versava lagrime sullo scollo

delicato e latteo del seno sciallato

di verde turchino.

Torna bambino il silenzio

Nel ronzare dei mosconi del vino,

ebbro delle favole affumicate

come larve del tempo

dal ludibrio del ceppo oscillante

a far luce rossastra sulla madia dei nonni.

Scintille riflesse dai vetri a piombo

Levigati come il simulacro

Della madonna del rosario

All'angolo del portico, turbinato di rose canine.

E mi rinviene la tua voce dai toni alti

E il profilo di stemperati disegni a secco

La veste blu elettrico trascinata nel grano

piegato da striature lasciate da piedi nudi

E dita affusolate di seta cinerina.

E mordere l'osso di seppia

Della vecchia foto del porto dalla vele fiaccate.

Giunse sul limitare della lingua

Il sapore di latte caprino, a sciogliere

Il corpo tozzo del pane in afrore di lievito fiorito.

E venne la mia sera,

svagata di sonno e di magnolie dolenti,

contro l'abbraccio del buio.

Firenze 30.6.06 (Raccolta Il Ditale di vetro)