Stupidario
Strangoliamo con gusto
Tutte le foglie già morte
Lungo il sentiero d'argilla
Del nostro mondo sommerso.
E' pace fatta con i nostri pensieri
Che cadono tutte le volte
Che pronunciamo l'appello
Dei nostri nomi occulti.
Lasciamo andare il fantasma della fantasia
Che si appella alle preghiere
Dei calzini viola del vescovo di Canterbury.
La regina madre è stanca di danzare
Perché non è dervisci ed ha il ventre nobile
E il baricentro aristocratico.
State pure certi che il nostro respiro
Sarà sempre più corto
E nel mestiere di ridere di cuore
Qualcosa si spezza
Come l'aura della turbolenta estate giamaicana.
E quante volte abbiamo gridato
Contro le statuine di gesso
Del museo paleontologico e paleoegizio.
Ma non basta per salvarci dal sermone
Del monaco induista che inverte i colori
Come se fossero trote alla griglia.
E ci corre l'obbligo
Di seguire il sentiero
Delle nostre ultime dieci mosse
Come gli scacchi
Che hanno già lasciato i quadri bianchi per quelli neri,
trascurando i grigi,
perché non si addicono le mezze tinte
ai viaggiatori coraggiosi, che si offendono
se sentono parlare di perdono cristiano
e si masturbano indignati
se vedono la Maya desnuda.
Firenze 14.8.06
