Strutto e formaggio
Dovrei gioire del fatto
Che sono finalmente solo.
Ho già aperto il libro
Al capitolo nove
E non me ne è venuto nulla.
Forse il bandolo della matassa
Che ruota intorno alla fossa
Biologica della mia casa di città
È ancora troppo ingarbugliata
Come gli stracci
Del pescivendolo
Impacciato nelle parole
Come nelle gesta.
Ma io penso, a volte,
che le quattro svirgolate
del povero taglialegna
del terzo piano
gli abbiano spianato
la via per l'altro mondo.
Altro che sottotetto
E recalcitranti rivendicazioni
Catastali , qui il cortile
Non si sa chi deve strusciarlo
Con olio di gomito.
Perché è duro far sparire i segni
Della turbinosa infanzia in bicicletta
E sul ciglio delle lagrime della zia
Timorata di dio e degli uomini,
che non ha peraltro mai avuto.
Che piacere
Scroccare il pane raffermo
Dal sapore di vecchia madia,
L'ho ancora sulle dita
che ne hanno fatto di strada
Infilandosi nei posti che nemmeno
La più turpe fantasia può immaginare.
Per ora lasciamo i sensi di colpa
per il rosario del crepuscolo
Manca ancora a far tempo,
intanto facciamo uno scherzo stronzo
A quel simpatico di vicino di casa.
Firenze 23.8.06 (Raccolta Dentro il passato)
