Strutto e formaggio

08.02.2023

Dovrei gioire del fatto

Che sono finalmente solo.

Ho già aperto il libro

Al capitolo nove

E non me ne è venuto nulla.

Forse il bandolo della matassa

Che ruota intorno alla fossa

Biologica della mia casa di città

È ancora troppo ingarbugliata

Come gli stracci

Del pescivendolo

Impacciato nelle parole

Come nelle gesta.

Ma io penso, a volte,

che le quattro svirgolate

del povero taglialegna

del terzo piano

gli abbiano spianato

la via per l'altro mondo.

Altro che sottotetto

E recalcitranti rivendicazioni

Catastali , qui il cortile

Non si sa chi deve strusciarlo

Con olio di gomito.

Perché è duro far sparire i segni

Della turbinosa infanzia in bicicletta

E sul ciglio delle lagrime della zia

Timorata di dio e degli uomini,

che non ha peraltro mai avuto.

Che piacere

Scroccare il pane raffermo

Dal sapore di vecchia madia,

L'ho ancora sulle dita

che ne hanno fatto di strada

Infilandosi nei posti che nemmeno

La più turpe fantasia può immaginare.

Per ora lasciamo i sensi di colpa

per il rosario del crepuscolo

Manca ancora a far tempo,

intanto facciamo uno scherzo stronzo

A quel simpatico di vicino di casa.

Firenze 23.8.06 (Raccolta Dentro il passato)