La mia voce
Avrei voluto provare
I calzari di mia madre
Per capire come la natura
Distingue la specie,
ma non l'ho fatto
e per questo ora ho preso la mia strada.
Vigilanza o sudditanza,
intrigo senza legacci
influenza senza virus.
Se questa credenza potesse parlare!
E' stata verniciata dieci volte
Da mano esperta e pignola
Perché il legno invecchiasse
Senza morire di tarli.
Carte colorate come seconda pelle
Fissata da chiodini d'ottone,
che mi diverto a staccare
con l'unghia del dito pollice.
Per anni mi sono dannato l'anima
Per capire perché fossi lì tutte le sere
Ad ascoltare il dialogo delle carmelitane
O la sesta sinfonia di Beethoven,
sta di fatto che la sveglia
ticchettava tra le pause di silenzio
e il ronzio dei mosconi;
come nei sabati pomeriggio
ma con pause di silenzio più lunghe.
Qui rischio la catatonia
E allora mi butto su pensieri arditi
E sguardi indiscreti
Lanciati da auto in corsa
E, nelle notte insonne,
immaginare "cose da adulti"
Firenze 26.8.06 (Raccolta Dentro il passato)
