Il vespro
Viva la virtù santa,
che abbrevia il messale
e taglia le preghiere del mattino
insieme al sordo scampanio
del canonico zelante.
Oltre a far traboccare
Il calice e l'acqua santa.
Le trinette ricamate
Del questuante
Non hanno più nulla
Di francescano
E i suoi piedi
Sono protetti da calzari
Da 200 euro al paio.
E la chiesa aiuta
I fratelli poveri.
Calibrando sermoni
Sulle giungle del Mato Grosso
E facendo arrossire
Di vergogna le impudiche
Fanciulle del Mozambico,
obbligandole a vestirsi.
Stanco di mendicare
Il sagrestano ritira
La mazza col cestino
E conta i centesimi
Con la lena di un usuraio.
Ma dovrà pur confessarsi
Dal padre priore
E ammettere il "turpe" pensiero
Che lo attraversa
Quando allunga il braccio
A sfiorare quella signora
Dal cappello blu e spilla bianca
Di falsi diamanti.
Poveri peccatori fate il mea culpa
Che quando mai lo credete
Vi si aprirà una tomba faraonica
Dove sistemare
Le inutili suppellettili
Della vostra vita.
Firenze 23.8.06 (Raccolta Il Ditale di vetro)
